Balzers/Praga. Dopo anni di successi nella regione DACH (che comprende Germania, Austria e Svizzera) e…
60 GW di rinnovabili autorizzate entro giugno è la soluzione al caro energia. Ma verrà davvero ascoltata la proposta di Elettricità Futura?
L’emergenza energetica italiana deve la maggior colpa alla sua forte dipendenza dalle importazioni. Elettricità futura propone l’implementazione di 60 nuovi GW nei prossimi 3 anni. Ciò porterebbe a una riduzione del 20% delle importazioni di gas, a 80.000 posti di lavoro in più e a 85 miliardi di euro di investimenti privati. Oltre ovviamente a importanti riduzioni della dipendenza energetica e delle emissioni di CO2.
Le rinnovabili sono le energie che costano meno. Il prezzo dell’elettricità rinnovabile è stato di quasi un quinto rispetto al prezzo di metà marzo dell’elettricità generata da fonti fossili. Installando 60 GW di nuovi impianti rinnovabili si potrebbero sostituire 90 TWh di elettricità prodotta oggi a gas, con un risparmio di 32 miliardi di euro. Il presidente di Elettricità futura, l’unione delle imprese elettriche italiane, è intervenuto a metà marzo in un’audizione presso la Camera, fornendo alcune proposte contro il caro energia.
La fattibilità
L’Italia era riuscita a installare oltre 11 GW di potenza rinnovabile già dieci anni fa, durante i suoi tempi d’oro per lo sviluppo delle rinnovabili. Disponendo oggi di tecnologie più performanti e sistemi di installazione più efficienti, si ritiene quindi possibile installare una capacità di 20 GW all’anno. Inoltre, si tratterebbe solamente di un terzo delle domande di allaccio per nuovi impianti già presentate in attesa di approvazione. Semplificando e accorciando i passaggi burocratici, si otterrebbe una strada verso una transizione elettrica più rapida e sensata.
Quanto suolo verrebbe consumato
Le stime di Elettricità futura prevedono una suddivisione tra eolico e fotovoltaico dei 60 GW in rapporto 1 a 4. Nell’ipotesi, peraltro assurda, che tutti i 48 GW di fotovoltaico andassero a occupare solo superficie agricola, questi impianti utilizzerebbero 48.000 ettari, ovvero lo 0,15% della superficie totale italiana, oppure lo 0,3% della superficie agricola totale, oppure l’1,3% della superficie agricola oggi già abbandonata. Più verosimilmente, gli impianti sfrutterebbero innanzitutto spazi già disponibili inutilizzati, cioè tetti, aree industriali, suoli soggetti a bonifica. Senza dimenticare i tanti impianti agrovoltaici previsti che non sottrarranno alcun terreno, puntando invece sulla combinazione del fotovoltaico con l’attività agricola.
Riduzione della dipendenza dalle importazioni
Oggi l’Italia dipende dall’estero per il 77% dell’energia che consuma e al 60% dal gas per la produzione di energia elettrica. Tale dipendenza energetica si è ridotta solo di quasi 10% negli ultimi trent’anni, concentrata completamente nel periodo di massimo sviluppo delle rinnovabili. Nel mix energetico le rinnovabili soddisfano oggi quasi un quinto del fabbisogno energetico nazionale (19%), mentre le fonti di combustibili fossili, soprattutto gas (39%) e petrolio (35%), vengono importate.
Ritratto aziendale
Sun Contracting AG, con le sue partecipate, è attiva nel settore fotovoltaico da più di dodici anni. Il gruppo ha particolarmente successo nella regione europea di lingua tedesca, ma l’espansione in altri Paesi europei, in Slovenia nel 2021, non si fermerà. Sun Contracting è nota nel settore grazie al concetto energetico Contracting fotovoltaico, che rende economicamente redditizie aree altrimenti inutilizzate. Il gruppo ha una capacità fotovoltaica totale installata di 106,7 MWp, di cui 80,7 MWp in forma di progetti Contracting. Oltre alla costruzione e alla gestione di impianti fotovoltaici, il gruppo Sun Contracting è attivo nel campo degli investimenti sostenibili. Sun Invest AG è l’emittente del gruppo, con le sue prime due obbligazioni al portatore Sun Invest Clean Energy Bonds.